Nelle varie serate si sono alteranati il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma e, come principali interpreti, l’étoile Susanna Salvi, i primi ballerini Claudio Cocino, Michele Satriano e Alessio Rezza. Tutti molto molto bravi, dinamici, puliti e con una grande tecnica che ha permesso loro di proporre virtuosismi, giri e cadute di livello eccelso.
Ha aperto il programma Herman Schmerman del geniale William Forsythe che, sulle musiche composte appositamente da Thom Willems, ha creato nel 1992 un balletto senza trama idealmente diviso in due parti, tra un quintetto iniziale e un duo finale di intensa bellezza. I due interpreti in scena si sono amalgamati in un tutt’uno perfetto e la danza stessa ha creato un cotrocircuito: attraverso movimenti portati all’estremo i canonici ruoli mschie-femminile si sono ribaltati continuamente, come nel finale, quando entrambi i ballerini hanno indossato la stessa gonnella gialla di Gianni Versace e il partner maschile ha emulato il comportamento femminile per un finale davvero magnifico. Un vero capolavoro che ha portato lo spettatore in un viaggio viscerale dell’anima.
Il secondo titolo della serata è Walking Mad creato dallo svedese Johan Inger nel 2001 e già presentato a Roma nel marzo 2018. Sulle note del Bolero di Ravel e di Für Alina di Pärt, Inger ha portato in scena un muro che divide, si muove e si apre generando spiragli di comunicazione. Tra ondate di emozioni, dal riso alle lacrime abbiamo trovato humour e sensualità. Uomini e donne si sono incontrati mostrandoci differenti relazioni, ovvero momenti diversi di una stessa relazione. Il tutto è avvenuto attorno ad un muro mobile, che è divenuto il simbolo delle barriere che si cotruiscono nei rapporti personali.
In chiusura una prima assoluta: From Afar, nuova creazione per il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma firmata dal coreografo Nicolas Blanc su musica di Ezio Bosso, i primi due movimenti della Sinfonia No.1 Oceans. Il coregrafo ha portato in scena un gran numero di ballerini che si sono mossi tra le scene di Andrea Miglio con indosso i costumi di Laura Biagiotti. Si è trattato del racconto di una vicenda umana che , attraverso l’idea del viaggio reale e simbolico insieme, ha messo in relazione presenza e assenza, la vicinanza e la distanza tra gli essere umani.
Ancora una volta va il nostro grazie ad Eleonora Abbagnato per aver portato con FORSYTHE / INGER / BLANC nuovamente in scena titoli non solo di repertorio classico ma anche di grandi coregrafi che hanno fatto e fanno la storia della danza contemporanea. Attraverso le forme di questi tre incredibili coreografi la danza è diventata lo spunto per un percorso interiore che è partito dal movimento e ha accompagnato lo spettatore in un viaggio fino al centro dell’anima.