Trittico Contemporaneo all’opera di Roma

Patrick de Bana, Juliano Nunes e William Forsythe sono i coreografi che hanno firmato il Trittico Contemporaneo, dal 23 al 29 marzo al Teatro dell’Opera di Roma. La formula è un appuntamento fisso, coraggiosamente voluto da Eleonora Abbagnato, per ampliare e rinforzare il lavoro dei ballerini. Così nel cartellone, accanto ai grandi classici, si trovano titoli e creazioni di autori che entrano per la prima volta nel repertorio del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma. Nel programma del Trittico ci sono due prime italiane, Windgames di De Bana e Playlist (Track 1, 2) dell’iconico Forsythe, e una prima assoluta, Women di Nunes.



Le serate si sono aperte con Windgames di Patrick de Bana sulle musiche del Concerto per violino e orchestra op. 35 di Čajkovskij che arriva per la prima volta in Italia, e segna il debutto del coreografo tedesco al Costanzi.

Patrick de Bana è nato ad Amburgo da madre tedesca e padre nigeriano. Si è formato alla scuola dell’Hamburg Ballett ed è stato principal dancer del Bèjart Ballet Lausanne e della Compañía Nacional de Danza in Spagna. Nel 2003 ha fondato la propria compagnia, Nafas Dance Company. Ha creato e collaborato con stelle della danza in tutto il mondo: Echoes of Eternity (Shangai 2015), Marie-Antoinette (2016, Wiener Staatsballett), Rain Before it Falls con Zakharova (Bol’šoj 2016,), Lost Heaven con Ganio e Moreau, Silk/Ochiba con Legris e Smirnova (Tokyo 2019), gli assoli Medea, per Laura Hecquet e Your black eyes per Bolle (2022), Minotaur (Bol’šoj 2022), Notre Dame de Paris (Liaoning Ballet e NCPA di Pechino, 2023).

Windgames nasce dall’ammirazione di De Bana per i Ballets Russes di Diaghilev e per Vaslav Nijinsky, suo idolo assoluto. In un velato omaggio a quest’epoca di grande creatività e di personaggi leggendari che hanno segnato la modernità, il balletto offre allo spettatore un viaggio tra passato e presente. Dell’originale linguaggio coreografico sono stati interpreti primi ballerini Federica Maine, Claudio Cocino e Michele Satriano, i solisti e  le étoiles Rebecca Bianchi e Alessio Rezza ben affiatati, intensi e guizzanti come la musica richiedeva. Meno amalgamato il corpo di ballo, sulle coregrafie di insieme un po’ fuori tempo e con spazi non perfettamente allineati; con musica oggettivamente molto difficile, si è in ogni caso avvicinato ad  un liguaggio nuovo che va comunque sperimentato e apprezzato.

Si è proseguito  con  una prima assoluta: la nuova creazione Women  del brasiliano Juliano Nunes,  nato in Brasile, a Rio de Janeiro nel 1990. Ha studiato all’Akademie des Tanzes a Mannheim. Dopo aver danzato con Badisches Staatstheater Karlsruhe, Theater Hagen, Gauthier Dance, Leipzig Ballet, è attualmente all’Opera Ballet Vlaanderen di Anversa. Ha lavorato con coreografi quali Naharin, Kylián, Van Manen, Cherkaoui, Forsythe e Kahn. Ha creato pezzi per Marie-Agnès Gillot, Svetlana Lunkina ed Evan Mckie, per Royal Ballet di Londra, Acosta Danza, Pennsylvania Ballet, Atlanta Ballet, Mariinskij, Opernhaus Zürich, Ballets Jazz Montréal, Staatstheater Hannover, Origen Festival Cultural, San Carlo di Napoli e per la serie Netflix Tiny Pretty Things. Ha firmato Mirros of Life per Up & Coming Choreographers (NDT 2, 2019), A new creation for Evan McKie and Shale Wagman (2019) e Synergy (2021) entrambe a Orsolina28.

 Il giovane coreografo, al suo debutto a Roma, è stato invitato dalla direttrice Eleonora Abbagnato a creare un balletto dedicato alle donne  in un momento di particolare attenzione, tanto alla violenza di cui sono vittime quanto ai traguardi raggiunti con le loro lotte. Nunes ha lavorato con 24 danzatrici su 24 minuti di musica.

«Women è un pezzo astratto – spiega il coreografo –. Non ha una trama ma racconta molte storie. Le donne hanno la capacità di farlo in un modo così onesto attraverso il loro modo di muoversi. Celestiali e allo stesso tempo piene di energia, per me sono un’ispirazione costante. Non ho cercato una storia che dovessero interpretare. Ho cercato di capire chi erano per farle parlare con la propria “voce”, non solo attraverso la mia».

Come impressione tecnica si rileva che sulle quattro composizioni di Ezio Bosso scelte per questo balletto si sono susseguiti assoli, quartetti, ensemble tutti ballati sulle punte, indossate non piu come strumenti di elevazione ma come perni su cui girare, saltare e camminare.

A chiudere un duetto interpretato  dalle étoiles Alessandra Amato e Rebecca Bianchi: bellissime, potenti e precise.  Molto belli anche i costumi scelti, tute intere color carne che sfumano con il grigio fino ad arrivare al rosso dal ginocchio al piede. Gran bel colpo d’occhio vedere in scena 24 ballerine cosi affiatate tra cambi velocissimi di posizioni, file e canoni illuminate da una luce fissa che dal basso sale fino in alto. Un susseguirsi di tensione e rilassamento dei muscoli dei corpi che pone l’accento sulla preparaziione atletica di tutto il corpo di ballo.

Il gran finale è stao affidato a Playlist (Track 1, 2) di William Forsythe, icona della danza che negli oltre 50 anni di carriera ha riorientato il balletto classico verso la dinamica del XXI secolo.

William Forsythe è cresciuto a New York. Dopo gli studi in Florida ha iniziato a danzare con Joffrey Ballet e poi con Stuttgarter Ballett di cui è diventato Resident Choreographer (1976). Nel 1984 inizia l’incarico ventennale come direttore del Ballett Frankfurt. Dopo la chiusura, nel 2004, fonda The Forsythe Company (2005-2015). Sono recenti le creazioni per altre compagnie quali Opéra di Parigi, English National Ballet, Boston Ballet, Sadler’s Wells Theater, Scala di Milano. Leone d’Oro alla Biennale di Venezia (2010), ha vinto quattro “Bessie” Award a New York e tre Laurence Olivier Award a Londra.

Playlist è stata la sua prima creazione per un corpo di ballo inglese, l’English National Ballet (2018). Nata originariamente per 12 danzatori, l’ha successivamente ripresa aggiungendo nuovi brani, proprio come in una playlist personale, e portando sul palcoscenico 30 ballerini.

È un lavoro sperimentale, un gioco di equilibrio tra dinamica e musicalità in cui ha saputo accostare classicismo e atletismo con i ritmi della musica new-soul e house. All’Opera di Roma arriva in prima italiana Playlist (Track 1, 2), la versione originale per 12 danzatori, tra cui spiccano l’étoile Alessio Rezza e i primi ballerini Claudio Cocino e Michele Satriano. La tecnica richiedeva agli interpreti un’energia tale che ha travolto il pubblico con un senso di libertà, spensieratezza.  Sul palco i 12 ballerini hanno eseguito dei movimenti diversi, opposti, complementari e spesso speculari che hanno costruito per chi assiste bellissime simmetrie compositive.

Un ruolo fondamentale è stato giocato dalle musiche, il groove ascendente di Surely Shorty di Peven Everett e il remix house di Jax Jones su Impossible di Lion Babe che hanno fatto  ballare ed impazzire letteralmente il pubblico in sala.

Si ringrazia ufficio stampa: Cosimo Manicone.

Credit foto: Fabrizio Sansoni- Teatro dell’opera di Roma